Un tuffo accademico nella narrativa sarda degli ultimi due secoli

06.05.2024

Con la presentazione del saggio del pattadese Stefano Fogarizzu, ricercatore presso l'Università di Vienna, La narrativa sarda tra XX e XXI secolo-Spazio tra due lingue, l'associazione Rinascere segna un'altra tappa nel suo percorso di rivatilizzazione della partecipazione: un centinaio di persone - numero niente affatto scontato per iniziative di questo tipo - ha presenziato a un dibattito culturale di alto livello, nei locali dell'ex cinema Santa Croce.

Dopo il saluto di Pinuccio Deroma, e la lettura a sorpresa di una dedica all'autore, composta in versi in limba, da parte di Tonino Delogu (che pubblichiamo in questa pagina), la serata si è sviluppata attraverso l'interessante dialogo di approfondimento tra Maria Antonietta Mongiu e Stefano Fogarizzu, sui diversi punti dell'opera presentata: Fare letteratura in Sardegna, Lo spazio culturale tra letteratura e cultura, I capostipiti: romanzi in limba, La città come meccanismo letterario (Mannuzzu, Lello Rubattu, Sergio Atzeni), Spazio e genere: Michela Murgia e Marina Danese, Forme della memoria e del ricordo: su cuadorzu, Nanni Falconi

In particolare, Maria Antonietta Mongiu ha sostenuto che «la letteratura non è solo storia di alcuni libri…» e che l'opera di cui si tratta «è un lavoro importante, che apre orizzonti di ricerca e di metodo… dove si analizza il contesto sociale dove il libro nasce… con l'auspicio ed esigenza di una sua diffusione in tutte le Scuole e nelle Università…».

Stefano Fogarizzu ha chiarito che il libro nasce dal suo lavoro, un lavoro di ricerca e sul metodo, nel contesto letterario, culturale e sociale della Sardegna.

Alla questione posta da Maria Antonietta Mongiu su «come nasce il romanzo urbano nella letteratura sarda», l'autore ha risposto richiamando l'opera letteraria di Grazia Deledda che, con la sua scrittura, esporta la Sardegna nel mondo: un mondo sardo, però, che viene cementificato in una sua realtà solo di tipo agro-pastorale.

Uscendo da questi limiti, si può osservare, invece, che in Sardegna ci sono anche le città, di storia millenaria, come Cagliari, e Sassari. E da qui nasce la letteratura urbana della Sardegna, da Mannuzzu, che presenta la realtà di Sassari, ad Atzeni, che descrive Cagliari e dintorni, e a tanti altri autori.

Maria Antonietta Mongiu ha quindi concluso affermando in modo netto che il libro presentato oggi «è una pietra miliare nella storia della cultura sarda», e che, conseguentemente, le Scuole e le Università della Sardegna dovrebbero valorizzare questo lavoro, da un punto di vista culturale e sociale.

Un intervento di Rino Cambiganu, ha criticato la consolidata opinione che la Sardegna sia terra povera di prosa in letteratura, a differenza della poesia in lingua sarda che può vantare una copiosa produzione fin dai primi anni del '700. Ha tenuto a precisare che il confine tra la narrativa romanzata e quella poetica non è facilmente delineabile, se non nelle sue forme espressive, prosa o versi. La poesia, e con essa le forme metriche più adeguate, si è subito svelata come strumento veicolare di cultura per antonomasia: ne sono esempio, soprattutto a Pattada, i noti poeti del 18mo secolo Pisurzi e soprattutto Padre Luca, nonché il secolo successivo con Limbudu. La loro poesia - spesso poemi di pù di mille versi - non è altro che il racconto, la narrazione, appunto, della cronaca, dei costumi, dei sentimenti e delle illusioni del tempo. Quindi un racconto didascalico, didattico e pedagogico, ma anche funzionale alla morale ed etica del tempo. Se opere come Sa Cantone de sos Sardos o de sos Tzegos o s'Iscoberta de sa congiura de sos troianos madamizantes di padre Luca, oppure S'Imbrogliu (4600 versi), sos bizadolzos e su barantinu di Lim-budu, si considerassero romanzi rimati, oppure opere teatrali - e nella sostanza lo sono, secondo Cambiganu - la iniziale considerazione pauperista si capovolgerebbe in copiosa produzione letteraria anche di tipo narrativo in lingua sarda. (gt)