Una vita violenta di Pier Paolo Pasolini

Pier Paolo Pasolini è tra i più grandi poeti, scrittori e registi italiani, noto anche come sceneggiatore, attore e drammaturgo. Saggista e critico della società italiana dell'epoca - si possono ricordare i suoi interventi, graffianti e polemici, nella rubrica Il caos, pubblicata dal 1968 al 1970 sul settimanale Tempo - Pasolini è stato sempre un personaggio discusso, al centro di polemiche e dibattiti, anche per le sue posizioni politiche, di amore/controversia nell'ambito della Sinistra, in particolare con il PCI, con i suoi scritti spesso duri nei confronti dell'Italia degli anni '60, delle sue ideologie e dal suo rapporto con la propria omosessualità.
Il romanzo Una vita violenta, pubblicato nel 1959, è una delle opere più note di Pasolini.
L'opera, dal titolo quasi premonitore della tragica fine dello scrittore, ancora non pienamente chiarita nelle sue reali circostanze, è ambientata nella Roma del dopoguerra degli anni '50 e racconta la storia di un giovane, Tommaso Puzzilli, che vive nella borgata romana di Pietralata, nel duro e sofferente ambiente del sottoproletariato, nel quale la povertà materiale è strettamente legata a una miseria interiore. Egli, insieme ai suoi compagni, conosce la fame e la delinquenza, organizza furti e si prostituisce, sempre di più con comportamenti violenti.
Quando Tommaso si innamora di Irene si prospetta un'occasione di cambiamento, che egli però non può cogliere perché viene arrestato per aver ferito gravemente un giovane. Uscito dalla prigione gli si presenta un'altra occasione di riscatto, poiché ai genitori è stato assegnato un alloggio dell'INA-Casa, ma Tommaso si ammala di tubercolosi.
In ospedale Tommaso riflette sulla storia e sulla politica. Egli, che in un primo tempo si era sentito fascista, per l'amicizia contratta con alcuni ladri missini, e poi democristiano in seguito all'assegnazione della casa, durante la degenza si avvicina al PCI e partecipa attivamente a scioperi e manifestazioni.
Il romanzo termina con un Tommaso che, ristabilitosi in parte, fa progetti per una vita matrimoniale, lavora, si iscrive al Partito Comunista e, con un grande gesto di umanità, salva una donna baraccata del suo quartiere, ma, colpito dall'ennesimo colpo di tosse, trascorre gli ultimi giorni di vita sul lettino di un ospedale, per poi morire nel letto di casa sua.
Si può dire che la scrittura di Pier Paolo Pasolini, legata al neorealismo, intrecciata nei dialoghi dei gerghi popolari tipici della Roma del misero dopo-guerra, ci offre un grande affresco di vita della cruda realtà di quell'epoca italiana, tra le miserie della povertà e il desiderio di affrancarsi dalla stessa, con il difficile e spesso disperato tentativo di ricostruzione di un tessuto economico e sociale distrutto dalla guerra.
Gianni Tola