Vincenzo Manca: un intellettuale poliedrico

Onzi muru, onzi pedra, onzi cuzolu | est ligadu a unu ammentu onu e tristu, | innoghe appo imbruncadu, innoghe pistu | mi so su enurgiu e s'ossu 'e su ragiolu, | currende allegru in giogia 'e laldagiolu | a sa maschera fattu, o su crabistu | fuende a bentu, cando pagu abbistu, | mi fit su giogu unicu iscasciolu. ! Su Galminu, sa punta 'e santu Ainzu | sos crastos e i s'anneu de onzi die.
(Pedru Mazza)
Vincenzo Manca (1916-2013), figlio dei pattadesi Giuseppe e Lucia Luridiana, è stato un intellettuale, un politico, un insegnante, un pittore. Ha trascorso l'infanzia in paese e grande parte della sua vita a Sassari, con una determinante parentesi formativa a Firenze tra gli anni dell'università e la fine della guerra. Pattada ha sempre rappresentato per lui un imprescindibile punto di riferimento. La casa di famiglia, nel tempo curata dalla moglie Marta e attualmente dalle figlie, custodisce significativa parte delle sue opere e testimonianze di diverse generazioni (per esempio, del sodalizio artistico e affettivo con il cugino Giovanni Antonio Luridiana, ricordato nel precedente numero di questa rivista).
Nei primari incontri con la gente del popolo, attraverso la scuola, la vita quotidiana, i giochi di strada, Vincenzo Manca è testimone della durezza delle condizioni di vita dei più deboli: anche da qui nasce la scelta per la politica attiva - sarà il primo sindaco di Pattada nell'era repubblicana - suo campo di azione fino ai primi anni Sessanta. In seguito sceglierà la cattedra di filosofia e pedagogia nella scuola superiore a Sassari, indirizzando maestre e maestri al pensiero critico e alla didattica attiva. Continuerà a manifestarsi nella discussione sociale e culturale scrivendo per La Nuova Sardegna e Radio Sardegna rubriche sulla lettura, sulla politica, sulla scuola. In questa seconda fase della sua esistenza l'attività pittorica viene ripresa in modo assiduo e rivolta al pubblico attraverso mostre personali e collettive nei principali centri dell'isola. La sua storia artistica è da leggere come un dialogo con la gente e gli oggetti di lavoro e di vita della Sardegna, da lui reinterpretati attraverso più linee di ricerca e restituiti con gusto essenziale, mai folklorico. «Gente scolpita, scabre nature morte: il paese, sempre il paese, perché anch'esso ha la sua parte, non come scenografia ma come luogo dove si continua a patire quella grama esistenza in uno spazio inerte, immobile da lungo tempo. Ciò che li lega insieme è la posizione verticale delle figure, l'immobilità dei visi, insieme muti, severi, appartenenti a gente che soffre ma decisa a difendere la propria collocazione sociale. È presente anche il motivo delle coppie, già trattato, e nei lavori di più piccole dimensioni sono visti da vicino anche momenti meno tesi, con presenza di giovani e ragazze, donne, quasi in un momento eccezionale di serenità e di fiducia» [conversazioni con VM, anni 2000].
Nell'ultima fase la pittura si è fatta più materica e libera nel colore, alludendo a forme remote segnate da eleganti, ermetici predecessori: figure sigillate nel bronzo, enigmatiche, battagliere. Vincenzo Manca si è ispirato all'età nuragica, per lui vera originaria radice dell'isola.
Per oltre mezzo secolo, dunque, la sua produzione artistica è stata continua e mostra un suo segno riconoscibile, pur variato nel percorso evolutivo. Le opere - principalmente lavori a olio su tela e tempere su cartone, preceduti da studi con varie tecniche - sono presenti nelle collezioni comunali, provinciali e della Regione Sardegna, nonché presso fondazioni e raccolte private. Nel 2010 si è tenuta presso la Frumentaria di Sassari una ampia mostra antologica patrocinata dal Comune e curata da Caterina Virdis Limentani.
La Biblioteca di Pattada ospita dal 2011 una selezione di opere voluta dall'artista e accessibile al pubblico. In numerose case del paese sono visibili suoi disegni e dipinti. Queste testimonianze materiali, unite al ricordo di tante e tanti, contribuiscono a mantenere viva la presenza di Vincenzo Manca anche in momenti severi come quello attuale, con l'augurio che si aprano nel tempo nuove possibilità di valorizzazione per tutta la comunità e per le sue peculiari risorse.
Annalena Manca

